melusina ha scritto
Quindi diciamo che dall’atteggiamento apollineo che aveva all’inizio, razionale, consequenziale, insomma… da “uomo di scienza” sta virando verso quello dionisiaco dell’abbandonarsi un po’ al flusso della vita, senza preclusioni di sorta e senza darsi limiti di alcun tipo (mi sembra che di limiti ai losties gliene stia dando già troppi l’isola…) e mi auguro che trovi in questo cambiamento “il punto di mezzo” che dovrebbe mettere in equilibrio le due spinte contrarie ma delle quali non si può fare a meno.
Sono perfettamente d’accordo con te. Si potrebbe quasi tentare un’interpretazione del personaggio in chiave "eroica". Faccio una premessa:
Nella religione greca gli eroi sono esseri ambivalenti dotati di caratteri sovrumani e mostruosi, capaci di gesta straordinarie e, allo stesso tempo, portati alle più svariate forme di deformità "fisiche" e "morali". Il tratto più saliente della natura eroica è la hybris: è un’idea essenzialmente religiosa non riducibile a categoria morale, può assumere di volta in volta l’aspetto di violenza o prepotenza, superbia o tracotanza, empietà o sacrilegio, perfino eccessiva sicurezza di sé o eccesso di qualunque genere. In sostanza è sempre un disconoscimento dei limiti posti all’essere umano dalla concezione religiosa greca. La trasgressione dei limiti non è tollerata dagli dei, ed è per questo che nei miti gli eroi, pur compiendo gesta sovrumane, restano votati al fallimento e ad una fine tragica. Secondo i greci è rischioso oltrepassare la propria misura o rimanere al di sotto di essa. Tuttavia la tentazione di travalicare i limiti dell’umano è sempre in agguato. Da qui il costante ammonimento dell'oracolo delfico: "conosci te stesso" e "niente di eccessivo" ossia non dimenticare che sei solo un uomo e i limiti che ne derivano.
Ora, tra i personaggi di Lost, Jack e Locke sono particolarmente idonei ad essere interpretati in chiave "eroica". Jack, almeno inizialmente, sembra incarnare l’apollineo: giovane, bello, solare, è l'ideale greco di bellezza, l’incarnazione del dio Apollo! Inoltre è un uomo di scienza, razionale, è un chirurgo (dunque ha ricevuto in dono da Apollo la facoltà di guaritore). Locke è l’incarnazione del dionisiaco. Ha guardato negli occhi l’isola, ha scrutato nell’abisso e si è incamminato – da predestinato – sulla strada che l’isola gli ha mostrato. È sopravvissuto miracolosamente ad una caduta dall’ottavo piano e sull'isola ha recuperato miracolosamente l’uso delle gambe, è morto e resuscitato, e - cosa da non sottovalutare - è un grande cacciatore di cinghiali come la maggior parte degli eroi greci!
Il conflitto tra Jack, uomo di scienza, e Locke, uomo di fede, è un conflitto tra due atteggiamenti opposti ma ugualmente eccessivi, dunque "eroici", secondo i canoni greci, proprio nell'eccesso e nell'assoluta dedizione ad una causa nel disprezzo per quella opposta. La hybris di Jack è la certezza assoluta che non lascia spazio a dubbi. La hybris di Locke è la fede cieca nell’isola e nella sua predestinazione (che si riflette nella frase "non ditemi che non lo posso fare"

).
Ma nell’ultima stagione Jack sta subendo un’evoluzione già insita nella sua natura: Jack è istintivo e ha un alto senso del dovere. Da questo punto di vista è Sawyer quello che più di tutti sembra aver compreso l’ammonimento dell'oracolo delfico, in quanto si pone esattamente a metà strada tra questi estremi: Sawyer riflette, non agisce d’istinto, è misurato nelle decisioni (e ciò gli permette di "sopravvivere" come lui stesso ammette in diverse occasioni) ma al tempo stesso non si è lasciato sconvolgere più di tanto dal fatto di trovarsi nel ’77, anzi sembra essersi adattato piuttosto bene alle condizioni particolari dell’isola!
Il dialogo tra Jack e Sawyer nell’ultimo episodio è particolarmente significativo:
J. - Quindi, ora che si fa?
S. - Ci sto lavorando.
J. - Si? Mi sembrava stessi leggendo un libro.
S. - Ho sentito che Winston Churchill leggeva un libro ogni sera, persino durante i bombardamenti. Diceva che lo aiutavano a pensare con maggior chiarezza. È così che mi piace dirigere le cose. Pensando. Di certo non significa niente per te, dato che al tempo in cui prendevi tu le decisioni andavi solo d'istinto. Capisci, tu non pensi, Jack...e se non ricordo male, parecchia gente ci ha rimesso la vita.
J. - Ci ho portati via dall'isola.
S. - Eppure eccoti qui...di nuovo al punto di partenza.
Jack affronta una catarsi. Inizialmente non accetta il culto "dionisiaco" dell’isola, non si lascia trascinare nel vortice dell’ebbrezza come Locke. Nei miti greci Dioniso impone il proprio culto agli uomini spingendo alla follia coloro che oppongono resistenza. E, in un certo senso, è quello che accade a Jack, sull’orlo della follia quando sotto l’effetto combinato di psicofarmaci e alcolici grida a Kate "dobbiamo tornare indietro". Ma, come tutti gli eroi, Jack ha dentro di sé una scintilla di dionisiaco e a poco a poco la sta tirando fuori. È tornato sull’isola perché ha cominciato ad accettare la realtà dell’isola. E nei miti greci l’accettazione del culto di Dioniso apre sempre la via ad una realtà fino ad allora ignota e a un'esistenza diversa e più completa.
Nei miti greci Jack e Locke finirebbero entrambi molto male…:LOL: Se dovessi azzardare una previsione direi che entrambi sono destinati a cadere: Locke dopo aver compreso che la ragione della sua "elezione" da parte dell’isola non ha niente a che vedere con il destino; Jack dopo essersi reso conto che la ragione della sua presenza sull’isola non è quella di portare in salvo i suoi compagni…