Ho aperto questo topic per approfondire la tematica sul gioco che incontriamo in LOST, molto presente nella serie, fin dalla prima stagione.
Abbiamo visto i losties giocare a backgammon, poker, golf, forza 4, scacchi, risiko, ping pong, horse ecc. ma al di là dello scopo di questi giochi, basato essenzialmente sul chi vince e chi perde, mi sembra che soprattutto negli scacchi e nel backgammon si possa leggere qualcosa di più di una semplice gara, per lo meno a livello simbolico.
Comincio con gli scacchi, partendo con un’immagine e mi scuso con voi perché lo studio è un po’ lunghetto… ho cercato comunque di ridurlo all’osso, conservando solo quello che mi sembrava interessante:
“
Il gioco degli scacchi è originario dell’India. Si compone di 16 pezzi bianchi e 16 neri che devono muoversi su una tavola quadrata detta “scacchiera”, divisa in 64 caselle, anch’esse in bianco e nero, organizzate in 8 righe ed 8 colonne.
L’Occidente medievale lo ha conosciuto grazie alla mediazione dei Persiani e degli Arabi, come testimonia fra l’altro l’espressione “scacco matto” derivante dal persiano shah (re) e dall’arabo mat (è morto).
Nella posizione iniziale dei pezzi, l’antico modello strategico resta evidente; vi si riconoscono le due armate disposte nell’ordine di battaglia in uso presso gli eserciti dell’antico Oriente: le truppe leggere, rappresentate dai pedoni, formano la prima linea, mentre il grosso dell’armata è costituito dalle truppe pesanti, i carri da guerra (le torri), i cavalieri (i cavalli) e gli elefanti da combattimento che furono poi sostituiti dagli alfieri; il re e la sua regina si trovano al centro delle truppe.
La forma della scacchiera corrisponde al tipo classico del cosiddetto “Vastu-mandala”, il diagramma indiano che costituiva anche lo schema di riferimento quando si dovevano costruire un tempio o una città.
La più antica descrizione del gioco degli scacchi che sia giunta fino a noi si trova nelle “Praterie d’Oro” dello storico arabo al-Mas’udi, vissuto a Baghdad nel IX secolo: “Gli Indiani, scrive, attribuiscono un misterioso significato alla progressione geometrica effettuata sulle caselle della scacchiera; essi stabiliscono un rapporto fra la causa prima, a cui tutto fa capo, e la somma del quadrato delle caselle della scacchiera.”
Se il mondo sensibile risulta in qualche modo dalla moltiplicazione delle qualità inerenti allo spazio e di quelle del tempo, il “Vastu-mandala”, dal canto suo, deriva dalla divisione del tempo secondo lo spazio.
E’ dunque il riflesso inverso della sintesi principale dello spazio e del tempo.
Il simbolismo ciclico della scacchiera consiste nel fatto che essa esprime lo sviluppo dello spazio secondo il quaternario e l’ottonario delle direzioni principali (4×4x4=8×8); d’altra parte, il numero 64, somma delle caselle della scacchiera, è un sottomultiplo del numero ciclico fondamentale 25920, che misura la processione degli equinozi.
Ma è soprattutto la tematica degli opposti a cui punta il simbolismo del gioco. Le caselle della scacchiera rappresentano gli eventi della vita, percepiti attraverso un principio dualistico e cioè l’uomo percepisce dualisticamente non solo l’ambiente, ma sé stesso e la propria psiche.
L’alternarsi del bianco e del nero è l’oscillazione del pendolo tra due opposti: maschile e femminile, positivo e negativo, luce ed ombra, materia e spirito, bene e male, conscio ed inconscio, vita e morte e così via, secondo un’alternanza che si ritrova nell’esperienza umana.
La battaglia raffigurata sulla scacchiera rappresenta quella di due veri e propri eserciti, ciascuno dei quali combatte in nome di un principio che considera “luce” contro “l’oscurità” del principio dell’avversario, e cioè come in una guerra santa, è possibile che ciascuno dei due avversari possa legittimamente considerarsi il protagonista della lotta della Luce contro l’Oscurità. E’ questa un’altra conseguenza del duplice senso di ogni simbolo: quello che per l’uno è espressione del bene, può essere l’immagine del male agli occhi dell’altro.
Ma nessun gioco come quello degli scacchi illustra innanzitutto la relazione tra destino e libero arbitrio: ad ogni fase del gioco, il giocatore è libero di scegliere fra varie possibilità, ma deve essere consapevole che ogni mossa comporterà una serie di conseguenze ineluttabili; è per questo che la fine del gioco non rappresenterà il frutto del caso, bensì il risultato di leggi rigorose, basate sul fatto che ad una tale mossa, ne seguirà obbligatoriamente un’altra ed una soltanto. Così, da come si dispiegheranno via via le mosse sulla scacchiera (e le possibilità variano da 0 a 218), si formerà un tracciato quasi obbligato e che in un certo modo influenzerà e forzerà il percorso del gioco stesso.
E’ per questo che il gioco non è solo il simbolo dello scontro tra libero arbitrio e destino, ma anche del rapporto fra libertà e conoscenza: il giocatore manterrà la propria libertà d’azione nella misura in cui sarà tanto abile da prevedere le mosse dell’avversario, ma anche intuire dove lo porteranno le proprie mosse, così come è l’esperienza dell’uomo, che è tanto più libero quanto più conosce gli altri, ma soprattutto se stesso”.
http://www.centrostudilaruna.it/burckha ... acchi.htmlhttp://www.esonet.it/index.htmlE allora, a parte i riferimenti al rapporto spazio-tempo, nonché il ricorrere del numero 8, il simbolismo principale degli scacchi si concentra soprattutto sulla contrapposizione degli opposti: la lotta tra il bene e il male, il contrasto tra destino e libero arbitrio, tra scienza e fede, che sono una parte essenziale della filosofia di LOST.
A mio avviso, però, oltre alle tematica degli opposti, gli scacchi aggiungono qualcosa in più: e cioè, non solo che
ad una mossa ne segue obbligatoriamente un’altra, per cui dall’azione singola a cascata ne scaturirà un’altra, tipo “effetto domino”, ma soprattutto che, come in una guerra santa, entrambi gli avversari possono considerarsi “luce/bene” ed attribuire senza esitazione all’altro il valore di “oscurità/male”.
Nel primo caso, LOST è piena di riferimenti ad azioni che scaturiscono a catena l’una dall’altra; ad esempio: Jack che chiamando i soccorsi scatena una serie di conseguenze inevitabili e drammatiche; oppure Ben che uccidendo Keamy, è consapevole che metterà in pericolo quelli sulla nave.
Per quanto riguarda invece il simbolismo della guerra santa, siamo proprio sicuri che tra Widmore e Ben, sia Widmore il bad ”guy”?… Mi ricordo che in “Cambio delle regole”, Ben andava a trovare Widmore vestito di nero, mentre quello aveva una camicia bianca. Solo frutto del caso o c’era di più?
E infine un’altra cosa: sarebbe interessante capire perchè la conversazione tra Hurley e Abaddon nella
prima puntata della 4 avviene di fronte ad una scacchiera e perché, nell’
ultima puntata, sempre Hurley sta nuovamente giocando una partita a scacchi con Mr. Eko, al quale dichiara “scacco matto”. In che modo può entrarci Mr. Eko che è morto? O ci entra proprio perché è morto e, se si torna indietro nel tempo, lui può “rientrare in gioco” e magari comportarsi diversamente e pentirsi degli omicidi compiuti?
Forse è questo il significato della frase di Ben del Promo 5: “ringraziamo Dio per le seconde opportunità?”… chiudi spoiler
Ma questa poi mi ha lasciato così:

Lostpedia riporta che "
MacCutcheon" è il nome dello Scotch così caro a Widmore, ma è anche il nome di una variante dell'apertura di scacchi con “difesa alla francese”
Magari se qualcuno sa giocare a scacchi, ce la può spiegare

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Mi fermo qua e ringrazio chi mi ha letto fin qui. Spero proprio che lo studio vi sia piaciuto e di non aver galoppato troppo con la fantasia...
Il Backgammon alla prossima.
